Poesie

Il fiore del Caucaso

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2020
Edgardo Cantone

Una volta, in certi luoghi a noi remoti,
si regalavano giardini per le nozze
- vedendo il primo fiore morire
imparavano il morso della sete,
l’esposizione al sole. Avere cura
come sapere dosare i raggi
proteggersi a volte, farsi ombra
innaffiatoio e non eccedere
la misura consigliata.
Allontanare il deserto con le mani
dare da bere, placare l’arsura
piantare ancora ed essere pianta
humus primordiale per lui
che solleva il velo nuziale
ti offre il fiore del Caucaso
dichiara così il suo amore
e ancora non conosce l’altitudine
delle tue pendici, il dislivello
da colmare tra i due mari.
Resta una promessa nel giardino:
rendere la creazione ancora più bella
nella grazia del quotidiano.

Paesaggi e passaggi

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Agostino Venanzio Reali

Su alcuni treni le uscite di emergenza
sono accessi, per cattiva traduzione
oppure per una visione diversa
delle cose. Può darsi infatti
che di fronte al pericolo
si debba entrare, spaccare i vetri
a colpi di spalle, staccare
il piccolo martello rosso
dalla parete. Uscire, entrare:
azioni che implicano un confine
un passaggio da attraversare.
Prima la testa e poi farsi spazio
con le spalle, rompere le barriere
quando il vetro si mischia al sangue
e diventa una placenta da abbandonare
per cercare un oltre dove andare.

Ikea

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Edgardo Cantone

Il giorno che chiedevo di morire
mi hai portato all’IKEA
per mostrarmi la vita
che volevi darmi.
Camminare tra le famiglie
nei corridoi, cercare
un colore da abbinare,
i mobili giusti.
Sederci su ogni divano
provarli tutti
finchè non sembrano uguali.
Li vorresti dei figli?
Non andartene.
Guarda cosa ti perderesti.
Lascia che io sia casa. Resta.
Non perdere le chiavi.

Leggi

Per te sono rimasta
per le cure che mi davi
anche quando incredibilmente
non mi bastavi.
Ti dicevo lascia, lascia stare
tengo io il carrello ma vedi
è tutto da buttare.
Perché mi vuoi salvare?
A volte sono io il labirinto
da cui non posso scappare.
Segui le frecce sul pavimento
hai detto, non le avevo viste
e invece con te è così facile
non ti puoi sbagliare.

Leggi meno

Eccomi

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018
Edgardo Cantone

Nel giallo dorato degli anni
risuona “Eccomi!
libro dei morti, capitolo sei.
Eccomi: lo disse ancora
Isaia, lo disse all'aurora Maria.
Così, da lontano,
arriva a me sulle labbra
come una preghiera
che non sa morire
nello spazio tra la mia
e la tua bocca. Nel bacio
lo accogli, tu che sei
l'ordine che abbraccia
il caos senza giudicarlo.

Leggi

Io che sono come tutte le cose
che tendono per natura
all'entropia ti dico
Eccomi come fosse
l'unica parola possibile
la sola che possa ripetersi
uguale, dopo i miei diluvi
giudizi universali.
Quanto pesa una piuma
quanto la verità
l'occhio deformato
nel trucco o nel pianto.
Eccomi.

Leggi meno

Ursola

Letta al Festival Parco Poesia 2017
da “Cuore quarantena”
(CartaCanta editore, 2017)

Ursola chiedeva: toglietemi il sangue
dalle vene
; Ursola una volta
era bambina e rideva,
diceva di parlare con una rosa,
si feriva le dita bianche. La spina.
All'Ospedale degli Incurabili
arrivata a trentatrè anni
internata, ricoverata per pazzia.
Le tagliarono le unghie cortissime
­ si feriva le braccia, i polsi.
Le mancavano le rose:
per tutta la vita ne cercò le spine,
i tagli sul corpo ­ quella presenza,
la voce che non doveva dirle addio.

Se il grano mi arriva alle ginocchia

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Se il grano mi arriva alle ginocchia
ritorna la benedizione delle rondini.
Ritorna l'arcano e anche il cactus
certe estati sa fiorire. Avverami.
Nel tuo dire il mio nome sarà
come compiere un rito,
la promessa è tenersi
tra carne e cielo.
Pronunciami
come le cose che devono
esistere, il senso che non trovo
tu mi fai, di nuovo.

Dicono che dal padiglione Ovidio

Terza classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2016
Edgardo Cantone

Dicono che dal padiglione Ovidio
non sia mai uscito nessuno
con le proprie gambe, vivo.
Come i castelli sorvegliati
da dragoni in digiuno, le gole
infiammate sui ponti,
sopra tutta la vertigine della terra.
Esistono le eccezioni, gli eroi
che sanno camminare sul nulla
di una fune logorata,
i Teseo che si salvano dai mostri.
Sono pochi, si contano
sulle dita dei superstiti.

Leggi



I corridoi non hanno passi
nè prove di volo per rialzarsi.
La malattia qui
taglia i nervi delle gambe,
ti concede un letto, ruba
ogni dove. Così
i colori pastello dei muri
le fotografie, i disegni
dei bambini appesi
non sono per loro
ma di chi resta a guardare
le cadute non concesse
le paralisi forzate.

Rimanere fuori, non superare
il confine delle porte
la tua ultima stanza
era il mio rifiuto
della tua e nostra morte,
l'urlo estremo del “non ora".
Ma la luce entra ancora
dalle tendine e il tuo viso
è come in sonno, senza ombre,
non ti hanno ucciso.

I baci caldi sulla tempia
a benedire le nostre spine
si fanno edera che sale
fino al soffitto, al cielo
della stanza d'ospedale.
Ora che è sconfitto il difetto
anatomico, è l'inizio.

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Umana impotenza

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2015
Agostino Venanzio Reali

Quanto impotente sia l'uomo
lo capisci davanti a uno specchio
con lo spazzolino in mano
quando sai guardare solo il lavandino
l'acqua che scorre e lo bagna.
I pianti sotto la doccia
pregare di diventare acqua
per finire nelle tubature
e disinfettare. I mali incurabili
si propagano nell'attesa
del niente umano.

Leggi

Nulla possiamo fare
anche se tutto ci è dato.
Ma lascia che i tubi dell'ossigeno
ti illudano di respirare,
tieni ancora il braccio teso
perchè fluisca la flebo.
Mentre ti guardo guarire
il male è già entrato, diffuso
contagioso come la risata
che non ti so dare.

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Uno sguardo al posto delle ossa

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2015
Edgardo Cantone

Lo sguardo che sostiene il corpo
per sottrarre alla gravità le mie cadute
è la benedizione dei passi
che non sanno restare.
Dopo anni ancora non conosco
le distanze di sicurezza
continuo a percorrerti gli occhi,
quasi giurerei che non esistano
uscite d'emergenza dall'incrocio
pericoloso delle mani.

Leggi

Così si cammina, nel desiderio
alto che accetta ogni attesa,
si impara a dare la precedenza
agli amori che respirano in silenzio.

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Alessandro

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Edgardo Cantone

Vorrei cucirmi nei tuoi anni
e non sfilarmi da te mai.
Aggrappata alla tua pelle
temerei gli urti
e le forbici distratte.

Vorrei mettermi nei tuoi panni
e non fraintenderti mai.

Tu mi stringi più forte la mano
quando incontriamo le strisce pedonali.

Leggi



Conosci i miei inciampi,
nel tempo hai imposto ai tuoi passi
di rallentare un poco
per accompagnare i miei.

Vorrei fingere di non aver mai amato
per imparare a tremare con te.

Conosci le mie bugie,
nel tempo hai trasformato
le mie labbra, metamorfosi
di acqua pura.

Vorrei confondere le tracce, immaginare
che saresti stato mio comunque,
avresti rallentato ugualmente
se non fossi caduta
proprio davanti a te.

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Ogni segno è indelebile

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2020
Edgardo Cantone

Ogni segno è indelebile
solo in parte la matita si cancella:
l’illusione della gomma, il gesto
che salva, l’errore recuperabile.
Ma la vedi controluce la verità
che resiste nella pressione
della scritta, l’incisione sulla carta
e ti uccide poco a poco
questa strana predestinazione
delle cose che hai deciso a metà.

Leggi

Sarai sempre di corsa, spettinata
a volte non ti riconoscerai allo specchio
crederai in un cambiamento
invece è quel segno cancellato
senza risultato, indelebile
in quegli occhi che contengono
tutto e per sempre.
A volte te ne accorgi
in certi gesti, ti dici
non sono io, non è mio
poi ti ricordi da chi hai preso
una parola, un tic, quel modo
di camminare veloce
e senza voltarti. Sono io,
così imparerai a dirti
quando li vedrai affiorare
dal bianco, i segni
che non si possono occultare.

Leggi meno

Sylvia

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Agostino Venanzio Reali

Omaggio a Sylvia Plath

Take it easy, Sylvia
parole che non bastano
non sanno salvare
- il viso dentro il forno
le gambe lunghe, divaricate
i tacchi come a dire
se cado, prendimi.
Continuo a chiedermi
i tuoi figli, se prima
mangiarono i biscotti
o chiamarono il tuo nome.
Avevi sigillato tutto
spento il cuore
all'ennesimo take it
easy
, stai serena.
Continuo a chiedermi
lui, se ha sentito
lontano, in un letto non tuo
l'allentarsi del respiro
le scarpette bianche
scivolare nella resa.

Caduta controllata

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Edgardo Cantone

Camminare è una caduta controllata
così rispondevi ogni volta
ai miei abissi, solo tu potevi
insegnarmi con una frase
tutta la gravità che sembra vincermi
e la forza del restare in piedi.
Allineare i passi, prima il destro
poi il sinistro, quando nemmeno
si fa caso a quale viene prima
invece è la più grande conquista.
Ai miei pianti opponevi la chimica
le molecole d’acqua salina
che mi avrebbero rovinato il trucco.
Trovare un equilibrio che resista
mani che siano portici
quando non hai l’ombrello
e braccia antisismiche
nella scossa, trovarti
tu che sei sempre stato
l’unico muro portante.
L’unica cosa importante.

Una prostituta prega nella stazione centrale di Milano

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018
Edgardo Cantone

In tua offerta gli ultimi spiccioli
della mia vita, prima della fine.
Di un rossetto non me ne sarei
fatta nulla dopo, ma del tuo perdono
sì. Chiudere quella porta
è lasciare alle spalle la stazione
ma si sentono ancora
più lontani
gli altoparlanti
i treni in arrivo
i ritardi, le precauzioni
che non voglio più sentire.

Non avvicinarsi alla linea gialla

Rido tra le lacrime
guardandoti in viso
il pericolo era altrove
l'amore non mi ha salvata.
Amen

Leggi



Per la prima volta
non ho giustificazioni
al tuo bianco mi inginocchio
mostro le mie macchie
a te che non ne hai nessuna.

In stazione tutti mi guardano
sono sporca, sto per cadere
e tutti loro lo sanno.

Hai dato in pasto il mio corpo.
doveva essere un dono
una comunione segreta.
Ora sono di tutti
mi hai lasciata nuda
tra i loro denti.

Cerco la fine, il nulla
preferibile
alle mie ossa usate come stuzzicadenti
e alla mia pelle esibita senza permesso.

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Anna

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Nel giallo dorato degli anni
risuona “Eccomi!
libro dei morti, capitolo sei.
Eccomi: lo disse ancora
Isaia, lo disse all'aurora Maria.
Così, da lontano,
arriva a me sulle labbra
come una preghiera
che non sa morire
nello spazio tra la mia
e la tua bocca. Nel bacio
lo accogli, tu che sei
l'ordine che abbraccia
il caos senza giudicarlo.

Leggi

Io che sono come tutte le cose
che tendono per natura
all'entropia ti dico
Eccomi come fosse
l'unica parola possibile
la sola che possa ripetersi
uguale, dopo i miei diluvi
giudizi universali.
Quanto pesa una piuma
quanto la verità
l'occhio deformato
nel trucco o nel pianto.
Eccomi.

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Darsi e sottrarsi ai sensi

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Darsi e sottrarsi i sensi
la vista persa è
vista raddoppiata
se tutto ha il segno
preciso del tuo nome.
L'amore continua a moltiplicarsi
nelle comunioni a distanza
quando vederti è il viaggio
che coincide, i doni
nelle vie a senso unico.
Senti anche tu
l'asfalto aprirsi l'abisso
i colpi sbagliati del rasoio
la terra tagliarsi come una ragazza
tutta cuore e cicatrici
ora che vai.

Pater noster

Terza classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2016
Edgardo Cantone

Nella sala d'attesa
- la vera rigidità dei corpi -
c'è chi prega mentre riempie
cruciverba, definisce
ciò che è, ciò che può essere.
Così mia madre nelle ore
infinite al Bellaria.
Non può entrare nessuno
nel reparto rianimazione
nemmeno tua figlia.

Leggi

Padre nostro
il nostro pane...
All'ultima persona
prima del tuo sonno,
l'anestesista francese,
dì che per salvarci
dobbiamo essere in due,
dillo prima tu
così dalle tue labbra
posso imparare a ripeterlo.

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Sguardo vitale

Letta al Festival Parco Poesia 2015

Nasciamo come bulbi sotterrati
che fioriscono dagli occhi,
impariamo che sono gli altri
a partorirci con lo sguardo.
Se tu mi guardi ti lascio
le mie radici da vestire,
tutte le eredità degli anni,
le ciglia, finestre sulle palpebre.
Così ti compio anch'io, perchè tu sia
sangue, terra e acqua
sostanza visibile.
Lasciamo che si uniscano
le nascite con gli sguardi,
darci la vita come un respiro.

Dimenticanze

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2015
Edgardo Cantone

Oggi vorrei giocare con la cravatta
che non metterai, impolverata
ad attendere le mie dita per i nodi.
Nascondermi nel tuo armadio
tra i vestiti che ignori di avere,
posso farmi manichino
di tutte le stoffe dimenticate
Sono la gruccia esile dei tuoi giorni,
quando ignori di avermi
e io aspetto appesa
con il collo tirato.

Porta spalancata

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Edgardo Cantone

Ho lasciato la porta spalancata
ad accogliere il vento
le foglie accartocciate sulla soglia.

Attendo il tuo bussare fermo
per correrti negli occhi,
calpestare la distanza.

Sono pomelli le mie mani
devi prendermi senza chiedere permesso
entrare nella casa delle dita.

Te ne andrai in silenzio, sottovoce
maledicendo l'ombra che ti tieni dietro.
Voglio solo inseguirti piano.

Melograne e granate

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2020
Edgardo Cantone

In alcune lingue ti sarà permesso
sbagliare e confondere
il nome della melograna
con la granata, aprire
i frutti e succhiare
l’aspro dai chicchi
premerli tra dente e dente
fino a disinnescare i grani
perché non esplodano
le parole che non dici.

In alcune lingue potrai
fingere di dimenticare
la somiglianza, il confine
sottile tra un mai più
e un per sempre. Così
anche gli addii saranno
promesse da mantenere
in un futuro non concesso.

Leggi

In alcune lingue la tua voce
sarà diversa ma uguale
quando si incrina nel sorriso
o nel pianto. Capirai
quel bisogno di richiamare
all’ascolto, per essere in due
a dirsi tutto e niente.

Leggi meno

Se solo il forse
ci è dato

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Agostino Venanzio Reali

Se solo il forse ci è dato
- un può essere interrogativo
che dici respirando sul finestrino -
non rispondo, guardo il vetro
che si appanna mentre parli.
È la calca dei corpi
sulla metro a cancellare
la condanna delle porte
che si aprono, l'irreversibilità
delle spalle che non si voltano.
Poi il suono acuto, la marcia
che tremando ricomincia
e questa volta non seguirti,
lasciarti andare, ritrovarmi
in un bicchiere, nella moneta
che cadendo non può impedirsi
di cantare. Testa o croce.
Scegliere cosa offrire, cosa mostrare
di sé, cosa perdere un giorno
di proposito oppure per errore,
per tutta la vita. Lascio che cada
quella moneta, che tocchi tintinnando
il fondo del bicchiere: stella cometa
per l'uomo che all'uscita allunga
la mano, cerca la mia mancia
come ricompensa dell'essere in vita.

Tempi e modi

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Edgardo Cantone

Restiamo qui a domandarci
tempi e modi, cosa scegliere
se l’imperfetto o il passato prossimo.
Restiamo qui a chiederci
per giorni, mesi, anni
quale sia lo spazio corretto.
Perché un passato remotov è così presente?
Ma soprattutto: possiamo
coniugare al futuro tutto,
rimandare alla prossima volta
quando sarà più facile ritrovarci,
con meno domande, una nuova vita?
Quando smetteremo di usare
il condizionale, saremo mai qualcosa
in più di un periodo ipotetico
noi, protasi e apodosi?
Bisogna abitare il presente
e tu non ci sei.

Il primo paio di scarpe abbandonato

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018
Edgardo Cantone

Il primo paio di scarpe abbandonato
era verde, le ho trovate in attesa
sulla centralina dell'acqua
lucide e verniciate.
Dimenticate sotto la pioggia
dopo un giorno di mercato
o donate ai passanti, usate
nemmeno una stagione.
Un acquario piovano, ombrello
rovesciato. Soltanto un Mosè poteva
prenderle senza bagnarsi, camminarci
dentro, ritirare le maree.
Il secondo paio alla stazione
sotto la pensilina dell'autobus
da uomo, taglia 40
scarpe da ginnastica.

Leggi

E nemmeno un minuto
per immaginarne la traiettoria
il cammino il proprietario.
Subito un signore si china
le prende senza provarle
e va via.
Rimango a guardarlo
finchè non sparisce
nel buio che fa la guerra
con i lampioni.
Rimango a guardarlo
così, finchè non capisco
che la vita è un viaggio
che consuma le suole.
Siamo tutti scalzi.

Leggi meno

Isaia

Letta a Periferie di viaggio 2017

Le pance senza figli
sono palloncini sgonfi, non volano.
Isaia, mi chiami ogni notte
dal cordone ombelicale,
mio figlio senza corpo, solo nome.
Reale, già vivo, già parli, quanti anni
prima del tuo compleanno.
Sempre mi chiedi di nascere
la mattina la mano trema.
I tuoi panni ancora da comprare,
lavare, stirare. Come vuoi
abitarmi, Isaia, nel mio ventre
rema, naviga tutte le acque
del mio corpo. Trova nel sangue
la traccia di tuo padre. Chiamalo,
anche a lui chiedi l'esistenza,
il miracolo della vita che si compie
se la cerchi innamorato nell'abbraccio.

Leggi

Ti porterà sulle spalle, risponderà
alle tue domande segrete
come io ho cercato di fare.
Dare a te tutto quello che sono,
insegnarti come brillare, le cadute
necessarie per la luce, mostrarti
l'amore dove conduce.

Leggi meno

Impotente l'amante che bacia

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Impotente l'amante che bacia
la febbre dell'altro e non cura.
Certe veglie non bastano
- la tua voce al cielo
è arrivata troppo tardi.
Amare forse è questo
chiedere salvezza
e non poterla avere.

La rosa

Terza classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2016
Edgardo Cantone

Spiri e ti slacci le mattine
tra acqua, crepa di vaso e cesoia.
Non chiedi altra terra
se hai i passi recisi, solo mani
che prendano radici.
Nessuna campana di vetro
e il vento deve arrivare
i petali hanno lo slancio
della vita che sa cadere.

Leggi

L'amore è più forte della morte
Afrodite lo sapeva nella corsa
del fiato, dietro al cacciatore,
il sangue versato sul roveto.
Le rose nascono dal sacrificio
rosso di chi ama, implora
la salvezza del respiro
che la vita dell'altro non finisca.

Leggi meno

Permeabilità

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2015
Edgardo Cantone

Somiglio alle pozzanghere
che aspettano la pioggia per vestirsi
di solchi, cerchi concentrici.
Così ti ricevo, come acqua
che scava le costole,
in punta di piedi, sollevando appena
la testa per guardarti
mentre cadi su di me
e ti fai goccia, io conchiglia.

Leuconoe

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Agostino Venanzio Reali

La fretta degli astri nei miei passi
candida illusa a chiederti presagi
non sai decifrarmi le vie delle mani
solo consolarmi con carezze.
Mi bendi gli occhi,
mi chiedi di vivere l'istante,
io che so solo farti sì col capo.
Cogli il frutto, raccogli il fiore
non rischiare che appassisca
sotto il tuo sguardo di bambina.

Leggi

Ma io voglio solo istruzioni,
sapere che abiterai le mie strade,
essere il vigneto che ti sporcherà le labbra.
Ingenua rincorro le tue parole
non fidarti del domani, dici,
io vorrei solo affidarmi a te.

Leggi meno

Ricordo

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Edgardo Cantone

Posso chiederti di restare
immobile nelle conchiglie.
Tenerti attenta all'orecchio
imitare il tuo suono di burrasca.
Ma da quando non ci sei
ho imparato ad alzarmi dal ricordo
come i gabbiani lasciano gli scogli.

Il fiore del Caucaso

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2020
Edgardo Cantone

Una volta, in certi luoghi a noi remoti,
si regalavano giardini per le nozze
- vedendo il primo fiore morire
imparavano il morso della sete,
l’esposizione al sole. Avere cura
come sapere dosare i raggi
proteggersi a volte, farsi ombra
innaffiatoio e non eccedere
la misura consigliata.
Allontanare il deserto con le mani
dare da bere, placare l’arsura
piantare ancora ed essere pianta
humus primordiale per lui
che solleva il velo nuziale
ti offre il fiore del Caucaso
dichiara così il suo amore
e ancora non conosce l’altitudine
delle tue pendici, il dislivello
da colmare tra i due mari.
Resta una promessa nel giardino:
rendere la creazione ancora più bella
nella grazia del quotidiano.

Ogni segno è indelebile

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2020
Edgardo Cantone

Ogni segno è indelebile
solo in parte la matita si cancella:
l’illusione della gomma, il gesto
che salva, l’errore recuperabile.
Ma la vedi controluce la verità
che resiste nella pressione
della scritta, l’incisione sulla carta
e ti uccide poco a poco
questa strana predestinazione
delle cose che hai deciso a metà.

Leggi

Sarai sempre di corsa, spettinata
a volte non ti riconoscerai allo specchio
crederai in un cambiamento
invece è quel segno cancellato
senza risultato, indelebile
in quegli occhi che contengono
tutto e per sempre.
A volte te ne accorgi
in certi gesti, ti dici
non sono io, non è mio
poi ti ricordi da chi hai preso
una parola, un tic, quel modo
di camminare veloce
e senza voltarti. Sono io,
così imparerai a dirti
quando li vedrai affiorare
dal bianco, i segni
che non si possono occultare.

Leggi meno

Melograne e granate

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2020
Edgardo Cantone

In alcune lingue ti sarà permesso
sbagliare e confondere
il nome della melograna
con la granata, aprire
i frutti e succhiare
l’aspro dai chicchi
premerli tra dente e dente
fino a disinnescare i grani
perché non esplodano
le parole che non dici.

In alcune lingue potrai
fingere di dimenticare
la somiglianza, il confine
sottile tra un mai più
e un per sempre. Così
anche gli addii saranno
promesse da mantenere
in un futuro non concesso.

Leggi

In alcune lingue la tua voce
sarà diversa ma uguale
quando si incrina nel sorriso
o nel pianto. Capirai
quel bisogno di richiamare
all’ascolto, per essere in due
a dirsi tutto e niente.

Leggi meno

Paesaggi e passaggi

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Agostino Venanzio Reali

Su alcuni treni le uscite di emergenza
sono accessi, per cattiva traduzione
oppure per una visione diversa
delle cose. Può darsi infatti
che di fronte al pericolo
si debba entrare, spaccare i vetri
a colpi di spalle, staccare
il piccolo martello rosso
dalla parete. Uscire, entrare:
azioni che implicano un confine
un passaggio da attraversare.
Prima la testa e poi farsi spazio
con le spalle, rompere le barriere
quando il vetro si mischia al sangue
e diventa una placenta da abbandonare
per cercare un oltre dove andare.

Sylvia

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Agostino Venanzio Reali

Omaggio a Sylvia Plath

Take it easy, Sylvia
parole che non bastano
non sanno salvare
- il viso dentro il forno
le gambe lunghe, divaricate
i tacchi come a dire
se cado, prendimi.
Continuo a chiedermi
i tuoi figli, se prima
mangiarono i biscotti
o chiamarono il tuo nome.
Avevi sigillato tutto
spento il cuore
all'ennesimo take it
easy
, stai serena.
Continuo a chiedermi
lui, se ha sentito
lontano, in un letto non tuo
l'allentarsi del respiro
le scarpette bianche
scivolare nella resa.

Se solo il forse ci è dato

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Agostino Venanzio Reali

Se solo il forse ci è dato
- un può essere interrogativo
che dici respirando sul finestrino -
non rispondo, guardo il vetro
che si appanna mentre parli.
È la calca dei corpi
sulla metro a cancellare
la condanna delle porte
che si aprono, l'irreversibilità
delle spalle che non si voltano.
Poi il suono acuto, la marcia
che tremando ricomincia
e questa volta non seguirti,
lasciarti andare, ritrovarmi
in un bicchiere, nella moneta
che cadendo non può impedirsi
di cantare. Testa o croce.
Scegliere cosa offrire, cosa mostrare
di sé, cosa perdere un giorno
di proposito oppure per errore,
per tutta la vita. Lascio che cada
quella moneta, che tocchi tintinnando
il fondo del bicchiere: stella cometa
per l'uomo che all'uscita allunga
la mano, cerca la mia mancia
come ricompensa dell'essere in vita.

Ikea

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Edgardo Cantone

Il giorno che chiedevo di morire
mi hai portato all’IKEA
per mostrarmi la vita
che volevi darmi.
Camminare tra le famiglie
nei corridoi, cercare
un colore da abbinare,
i mobili giusti.
Sederci su ogni divano
provarli tutti
finchè non sembrano uguali.
Li vorresti dei figli?
Non andartene.
Guarda cosa ti perderesti.
Lascia che io sia casa. Resta.
Non perdere le chiavi.

Leggi

Per te sono rimasta
per le cure che mi davi
anche quando incredibilmente
non mi bastavi.
Ti dicevo lascia, lascia stare
tengo io il carrello ma vedi
è tutto da buttare.
Perché mi vuoi salvare?
A volte sono io il labirinto
da cui non posso scappare.
Segui le frecce sul pavimento
hai detto, non le avevo viste
e invece con te è così facile
non ti puoi sbagliare.

Leggi meno

Caduta controllata

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Edgardo Cantone

Camminare è una caduta controllata
così rispondevi ogni volta
ai miei abissi, solo tu potevi
insegnarmi con una frase
tutta la gravità che sembra vincermi
e la forza del restare in piedi.
Allineare i passi, prima il destro
poi il sinistro, quando nemmeno
si fa caso a quale viene prima
invece è la più grande conquista.
Ai miei pianti opponevi la chimica
le molecole d’acqua salina
che mi avrebbero rovinato il trucco.
Trovare un equilibrio che resista
mani che siano portici
quando non hai l’ombrello
e braccia antisismiche
nella scossa, trovarti
tu che sei sempre stato
l’unico muro portante.
L’unica cosa importante.

Tempi e modi

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2019
Edgardo Cantone

Restiamo qui a domandarci
tempi e modi, cosa scegliere
se l’imperfetto o il passato prossimo.
Restiamo qui a chiederci
per giorni, mesi, anni
quale sia lo spazio corretto.
Perché un passato remotov è così presente?
Ma soprattutto: possiamo
coniugare al futuro tutto,
rimandare alla prossima volta
quando sarà più facile ritrovarci,
con meno domande, una nuova vita?
Quando smetteremo di usare
il condizionale, saremo mai qualcosa
in più di un periodo ipotetico
noi, protasi e apodosi?
Bisogna abitare il presente
e tu non ci sei.

Eccomi

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018
Edgardo Cantone

Nel giallo dorato degli anni
risuona “Eccomi!
libro dei morti, capitolo sei.
Eccomi: lo disse ancora
Isaia, lo disse all'aurora Maria.
Così, da lontano,
arriva a me sulle labbra
come una preghiera
che non sa morire
nello spazio tra la mia
e la tua bocca. Nel bacio
lo accogli, tu che sei
l'ordine che abbraccia
il caos senza giudicarlo.

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Io che sono come tutte le cose
che tendono per natura
all'entropia ti dico
Eccomi come fosse
l'unica parola possibile
la sola che possa ripetersi
uguale, dopo i miei diluvi
giudizi universali.
Quanto pesa una piuma
quanto la verità
l'occhio deformato
nel trucco o nel pianto.
Eccomi.

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Una prostituta prega nella stazione centrale di Milano

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018
Edgardo Cantone

In tua offerta gli ultimi spiccioli
della mia vita, prima della fine.
Di un rossetto non me ne sarei
fatta nulla dopo, ma del tuo perdono
sì. Chiudere quella porta
è lasciare alle spalle la stazione
ma si sentono ancora
più lontani
gli altoparlanti
i treni in arrivo
i ritardi, le precauzioni
che non voglio più sentire.

Non avvicinarsi alla linea gialla

Rido tra le lacrime
guardandoti in viso
il pericolo era altrove
l'amore non mi ha salvata.
Amen

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Per la prima volta
non ho giustificazioni
al tuo bianco mi inginocchio
mostro le mie macchie
a te che non ne hai nessuna.

In stazione tutti mi guardano
sono sporca, sto per cadere
e tutti loro lo sanno.

Hai dato in pasto il mio corpo.
doveva essere un dono
una comunione segreta.
Ora sono di tutti
mi hai lasciata nuda
tra i loro denti.

Cerco la fine, il nulla
preferibile
alle mie ossa usate come stuzzicadenti
e alla mia pelle esibita senza permesso.

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Il primo paio di scarpe abbandonate

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2018
Edgardo Cantone

Il primo paio di scarpe abbandonato
era verde, le ho trovate in attesa
sulla centralina dell'acqua
lucide e verniciate.
Dimenticate sotto la pioggia
dopo un giorno di mercato
o donate ai passanti, usate
nemmeno una stagione.
Un acquario piovano, ombrello
rovesciato. Soltanto un Mosè poteva
prenderle senza bagnarsi, camminarci
dentro, ritirare le maree.
Il secondo paio alla stazione
sotto la pensilina dell'autobus
da uomo, taglia 40
scarpe da ginnastica.

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E nemmeno un minuto
per immaginarne la traiettoria
il cammino il proprietario.
Subito un signore si china
le prende senza provarle
e va via.
Rimango a guardarlo
finchè non sparisce
nel buio che fa la guerra
con i lampioni.
Rimango a guardarlo
così, finchè non capisco
che la vita è un viaggio
che consuma le suole.
Siamo tutti scalzi.

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Ursola

Letta al Festival Parco Poesia 2017
da “Cuore quarantena”
(CartaCanta editore, 2017)

Ursola chiedeva: toglietemi il sangue
dalle vene
; Ursola una volta
era bambina e rideva,
diceva di parlare con una rosa,
si feriva le dita bianche. La spina.
All'Ospedale degli Incurabili
arrivata a trentatrè anni
internata, ricoverata per pazzia.
Le tagliarono le unghie cortissime
­ si feriva le braccia, i polsi.
Le mancavano le rose:
per tutta la vita ne cercò le spine,
i tagli sul corpo­ quella presenza,
la voce che non doveva dirle addio.

Anna

Seconda classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Nel giallo dorato degli anni
risuona “Eccomi!
libro dei morti, capitolo sei.
Eccomi: lo disse ancora
Isaia, lo disse all'aurora Maria.
Così, da lontano,
arriva a me sulle labbra
come una preghiera
che non sa morire
nello spazio tra la mia
e la tua bocca. Nel bacio
lo accogli, tu che sei
l'ordine che abbraccia
il caos senza giudicarlo.

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Io che sono come tutte le cose
che tendono per natura
all'entropia ti dico
Eccomi come fosse
l'unica parola possibile
la sola che possa ripetersi
uguale, dopo i miei diluvi
giudizi universali.
Quanto pesa una piuma
quanto la verità
l'occhio deformato
nel trucco o nel pianto.
Eccomi.

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Isaia

Letta a Periferie di viaggio 2017

Le pance senza figli
sono palloncini sgonfi, non volano.
Isaia, mi chiami ogni notte
dal cordone ombelicale,
mio figlio senza corpo, solo nome.
Reale, già vivo, già parli, quanti anni
prima del tuo compleanno.
Sempre mi chiedi di nascere
la mattina la mano trema.
I tuoi panni ancora da comprare,
lavare, stirare. Come vuoi
abitarmi, Isaia, nel mio ventre
rema, naviga tutte le acque
del mio corpo. Trova nel sangue
la traccia di tuo padre. Chiamalo,
anche a lui chiedi l'esistenza,
il miracolo della vita che si compie
se la cerchi innamorato nell'abbraccio.

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Ti porterà sulle spalle, risponderà
alle tue domande segrete
come io ho cercato di fare.
Dare a te tutto quello che sono,
insegnarti come brillare, le cadute
necessarie per la luce, mostrarti
l'amore dove conduce.

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Se il grano mi arriva alle ginocchia

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Se il grano mi arriva alle ginocchia
ritorna la benedizione delle rondini.
Ritorna l'arcano e anche il cactus
certe estati sa fiorire. Avverami.
Nel tuo dire il mio nome sarà
come compiere un rito,
la promessa è tenersi
tra carne e cielo.
Pronunciami
come le cose che devono
esistere, il senso che non trovo
tu mi fai, di nuovo.

Darsi e sottrarsi ai sensi

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Darsi e sottrarsi i sensi
la vista persa è
vista raddoppiata
se tutto ha il segno
preciso del tuo nome.
L'amore continua a moltiplicarsi
nelle comunioni a distanza
quando vederti è il viaggio
che coincide, i doni
nelle vie a senso unico.
Senti anche tu
l'asfalto aprirsi l'abisso
i colpi sbagliati del rasoio
la terra tagliarsi come una ragazza
tutta cuore e cicatrici
ora che vai.

Impotente l'amante che bacia

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2017
Edgardo Cantone

Impotente l'amante che bacia
la febbre dell'altro e non cura.
Certe veglie non bastano
- la tua voce al cielo
è arrivata troppo tardi.
Amare forse è questo
chiedere salvezza
e non poterla avere.

Dicono che dal padiglione Ovidio

Terza classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2016
Edgardo Cantone

Dicono che dal padiglione Ovidio
non sia mai uscito nessuno
con le proprie gambe, vivo.
Come i castelli sorvegliati
da dragoni in digiuno, le gole
infiammate sui ponti,
sopra tutta la vertigine della terra.
Esistono le eccezioni, gli eroi
che sanno camminare sul nulla
di una fune logorata,
i Teseo che si salvano dai mostri.
Sono pochi, si contano
sulle dita dei superstiti.

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I corridoi non hanno passi
nè prove di volo per rialzarsi.
La malattia qui
taglia i nervi delle gambe,
ti concede un letto, ruba
ogni dove. Così
i colori pastello dei muri
le fotografie, i disegni
dei bambini appesi
non sono per loro
ma di chi resta a guardare
le cadute non concesse
le paralisi forzate.

Rimanere fuori, non superare
il confine delle porte
la tua ultima stanza
era il mio rifiuto
della tua e nostra morte,
l'urlo estremo del “non ora".
Ma la luce entra ancora
dalle tendine e il tuo viso
è come in sonno, senza ombre,
non ti hanno ucciso.

I baci caldi sulla tempia
a benedire le nostre spine
si fanno edera che sale
fino al soffitto, al cielo
della stanza d'ospedale.
Ora che è sconfitto il difetto
anatomico, è l'inizio.

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Pater noster

Terza classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2016
Edgardo Cantone

Nella sala d'attesa
- la vera rigidità dei corpi -
c'è chi prega mentre riempie
cruciverba, definisce
ciò che è, ciò che può essere.
Così mia madre nelle ore
infinite al Bellaria.
Non può entrare nessuno
nel reparto rianimazione
nemmeno tua figlia.

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Padre nostro
il nostro pane...
All'ultima persona
prima del tuo sonno,
l'anestesista francese,
dì che per salvarci
dobbiamo essere in due,
dillo prima tu
così dalle tue labbra
posso imparare a ripeterlo.

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La rosa

Terza classificata nel Premio Nazionale di Poesia 2016
Edgardo Cantone

Spiri e ti slacci le mattine
tra acqua, crepa di vaso e cesoia.
Non chiedi altra terra
se hai i passi recisi, solo mani
che prendano radici.
Nessuna campana di vetro
e il vento deve arrivare
i petali hanno lo slancio
della vita che sa cadere.

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L'amore è più forte della morte
Afrodite lo sapeva nella corsa
del fiato, dietro al cacciatore,
il sangue versato sul roveto.
Le rose nascono dal sacrificio
rosso di chi ama, implora
la salvezza del respiro
che la vita dell'altro non finisca.

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Umana impotenza

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2015
Agostino Venanzio Reali

Quanto impotente sia l'uomo
lo capisci davanti a uno specchio
con lo spazzolino in mano
quando sai guardare solo il lavandino
l'acqua che scorre e lo bagna.
I pianti sotto la doccia
pregare di diventare acqua
per finire nelle tubature
e disinfettare. I mali incurabili
si propagano nell'attesa
del niente umano.

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Nulla possiamo fare
anche se tutto ci è dato.
Ma lascia che i tubi dell'ossigeno
ti illudano di respirare,
tieni ancora il braccio teso
perchè fluisca la flebo.
Mentre ti guardo guarire
il male è già entrato, diffuso
contagioso come la risata
che non ti so dare.

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Sguardo vitale

Letta al Festival Parco Poesia 2015

Nasciamo come bulbi sotterrati
che fioriscono dagli occhi,
impariamo che sono gli altri
a partorirci con lo sguardo.
Se tu mi guardi ti lascio
le mie radici da vestire,
tutte le eredità degli anni,
le ciglia, finestre sulle palpebre.
Così ti compio anch'io, perchè tu sia
sangue, terra e acqua
sostanza visibile.
Lasciamo che si uniscano
le nascite con gli sguardi,
darci la vita come un respiro.

Permeabilità

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2015
Edgardo Cantone

Somiglio alle pozzanghere
che aspettano la pioggia per vestirsi
di solchi, cerchi concentrici.
Così ti ricevo, come acqua
che scava le costole,
in punta di piedi, sollevando appena
la testa per guardarti
mentre cadi su di me
e ti fai goccia, io conchiglia.

Uno sguardo al posto delle ossa

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2015
Edgardo Cantone

Lo sguardo che sostiene il corpo
per sottrarre alla gravità le mie cadute
è la benedizione dei passi
che non sanno restare.
Dopo anni ancora non conosco
le distanze di sicurezza
continuo a percorrerti gli occhi,
quasi giurerei che non esistano
uscite d'emergenza dall'incrocio
pericoloso delle mani.

Leggi


Così si cammina, nel desiderio
alto che accetta ogni attesa,
si impara a dare la precedenza
agli amori che respirano in silenzio.

Leggi meno

Dimenticanze

Finalista nel Premio Nazionale di Poesia 2015
Edgardo Cantone

Oggi vorrei giocare con la cravatta
che non metterai, impolverata
ad attendere le mie dita per i nodi.
Nascondermi nel tuo armadio
tra i vestiti che ignori di avere,
posso farmi manichino
di tutte le stoffe dimenticate.
Sono la gruccia esile dei tuoi giorni,
quando ignori di avermi
e io aspetto appesa
con il collo tirato.

Leuconoe

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Agostino Venanzio Reali

La fretta degli astri nei miei passi
candida illusa a chiederti presagi
non sai decifrarmi le vie delle mani
solo consolarmi con carezze.
Mi bendi gli occhi,
mi chiedi di vivere l'istante,
io che so solo farti sì col capo.
Cogli il frutto, raccogli il fiore
non rischiare che appassisca
sotto il tuo sguardo di bambina.

Leggi

Ma io voglio solo istruzioni,
sapere che abiterai le mie strade,
essere il vigneto che ti sporcherà le labbra.
Ingenua rincorro le tue parole
non fidarti del domani, dici,
io vorrei solo affidarmi a te.

Leggi meno

Alessandro

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Edgardo Cantone

Vorrei cucirmi nei tuoi anni
e non sfilarmi da te mai.
Aggrappata alla tua pelle
temerei gli urti
e le forbici distratte.

Vorrei mettermi nei tuoi panni
e non fraintenderti mai.

Tu mi stringi più forte la mano
quando incontriamo le strisce pedonali.

Leggi



Conosci i miei inciampi,
nel tempo hai imposto ai tuoi passi
di rallentare un poco
per accompagnare i miei.

Vorrei fingere di non aver mai amato
per imparare a tremare con te.

Conosci le mie bugie,
nel tempo hai trasformato
le mie labbra, metamorfosi
di acqua pura.

Vorrei confondere le tracce, immaginare
che saresti stato mio comunque,
avresti rallentato ugualmente
se non fossi caduta
proprio davanti a te.

Leggi meno

Porta spalancata

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Edgardo Cantone

Ho lasciato la porta spalancata
ad accogliere il vento
le foglie accartocciate sulla soglia.

Attendo il tuo bussare fermo
per correrti negli occhi,
calpestare la distanza.

Sono pomelli le mie mani
devi prendermi senza chiedere permesso
entrare nella casa delle dita.

Te ne andrai in silenzio, sottovoce
maledicendo l'ombra che ti tieni dietro.
Voglio solo inseguirti piano.

Ricordo

Vincitrice del Premio Nazionale di Poesia 2014
Edgardo Cantone

Posso chiederti di restare
immobile nelle conchiglie.
Tenerti attenta all'orecchio
imitare il tuo suono di burrasca.
Ma da quando non ci sei
ho imparato ad alzarmi dal ricordo
come i gabbiani lasciano gli scogli.