Cuore quarantena (CartaCanta Editore, 2017)

Ma dove termina la morte e comincia l’amore? “Amare forse è questo/ chiedere salvezza/ e non poterla avere”. Il linguaggio, se è vero (in senso desaussuriano) che è al tempo stesso innato e plurale, luogo di confluenza di più strutture – la poesia – è probabilmente il tramite tra i due piani, segna il passo della memoria: “Le mancavano le rose:/ per tutta la vita ne cercò le spine,/ i tagli sul corpo – quella presenza,/ la voce che non doveva dirle addio”

Melania Panico

Giulia Bravi in questo libro trova modi sorprendenti, forse perchè la sua dote è un’acuminata determinazione, che in questo caso è entrata in risonanza con l’elemento doloroso e maniacale, il più vitale e fertile della sua poesia. […] La quarantena del cuore di Giulia è lieve ed è baratro come una preghiera, fiorisce quando non si sente osservata, come in quel suo “Lasciami sbocciare sui legni/ e riempire gli altari”. C’è così tanto di lei in queste voci lontane nel tempo, forse anche più di quanto crede

Isabella Leardini

Si assiste, procedendo lungo la lettura, a un climax ascendente che ne accentua i toni, fino alla visione finale, l’Ospedale degli Incurabili, dove sono ammassati gli ammalati, ciascuno con le sue storie, i suoi drammi. Ma c’è un filo conduttore che li unisce, è il filo d’amore che li salva tutti, come nella bella immagine di copertina: il volto di una giovane donna, con piume attorno ai capelli, una specie di divinità, che bacia un giovane dormiente. Forse in quel bacio, come in una antica favola, c’è il risveglio. Il dormiente si sveglierà perchè sarà la poesia stessa ad accompagnarci in questo viaggio

Bruno Bartoletti

Un lavoro energico e coraggioso in cui l’autrice, con consapevolezza formale, compone vicende culturali, emotive e storiche dove le esigenze esistenziali sottolineano strette connessioni tra vita e morte. E se è vero che non ci può essere forma di vita senza la morte, è anche vero il contrario. Si può tornare a vivere grazie alla parola concreta, strumento prezioso capace di condurre un esercizio di rivisitazione e recupero del dissolvimento delle cose. […] Un libro che ricompone esperienze e cariche emozionali rimettendo in discussione ragione, dolori e amori che troppo spesso indugiano nel passato

Rita Pacilio

La Bravi rende giustizia a voci e fatti dimenticati ed ogni ri-costruzione poetica diventa atemporale, ben scritta e scava dentro il verso con effettiva maturità e padronanza. […] Trovo fuorviante definire continuamente “giovane” l’autrice, che ha stoffa da vendere ed un dettato forte e personale che la distinguono senza dubbio alcuno

Giulio Maffii

Il coraggioso e direi riuscitissimo modo di ideare e realizzare una complessa e originale costruzione poetica ispirandosi e basandosi sulle storie antiche conservate nell’Archivio del Banco di Napoli, è la dimostrazione tout-court che vera, autentica poesia, è la ricerca di temi diversi, di continue instancabili speculazioni interiori (e sul mondo esterno!) rivolti ad esprimere, in modo poetico, tutto ciò che in qualche modo ha “sconvolto” o perlomeno interessato, stuzzicato, affascinato, la propria anima e la propria intelligenza creativa e artistica

Giuseppe Vetromile

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